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lunedì 13 aprile 2015

Appunto n. 1 per la Carta di Milano Expo - L'agricoltura deve essere completamente svincolata dal settore industriale e da quello del commercio

E’ sicuramente fuor di dubbio che con il miglioramento delle condizioni di vita della nostra Società, in situazioni di abbondanza produttiva e dei consumi, la questione della sostenibilità sociale di ogni nostra attività è divenuta sempre più importante. Così, sempre più spesso, e relativamente agli argomenti più disparati, anche le strategie produttive, commerciali, scientifiche, tecnologiche e quant’altro, che riguardano la Gastronomia devono sottostare a “valutazioni di tipo sociale/ambientale” prima di essere adottate. Questo significa che l’Agricoltura e l’Agricoltore non possono accettare passivamente ciò che l’industria o la distribuzione decidono per loro, poiché industria e distribuzione, che molto spesso operano in regime di oligopolio se non addirittura di monopolio, hanno spesso interessi diversi e contrastanti da quelli dell’Agricoltura e dell’Agricoltore (essi devono rispondere agli azionisti e non tanto ai singoli fruitori del cibo). In particolare,  il settore agricolo è forse l’unico settore economico che dipende quasi completamente da altri settori economici per la buona riuscita della sua attività. Così, nella realtà, il reddito agricolo è fortemente condizionato dall’industria, che fornisce all’agricoltore le sementi, i concimi, i fitofarmaci, le macchine, ecc.  Analogamente, il reddito agricolo è condizionato dal settore terziario, che decide le caratteristiche che deve avere il prodotto agricolo, nonché le modalità di produzione e di condizionamento. Nel tempo si è creata una vera e propria dipendenza dell’Agricoltura nei confronti dell’industria e del commercio. Dipendenza che ha reso l’agricoltore una sorta di “manovale” dell’industria e del commercio, poiché egli non decide più nulla e non ricava quasi più nulla dalla sua attività, poiché costi e prezzi dei suoi prodotti sono decisi dal mercato, nella fattispecie dal settore industriale e da quello commerciale. Nel tempo l’industria, anche con strategie discutibili, ha creato una sorta di dipendenza dell’Agricoltura nei suoi confronti. Così, per esempio,  questa dipendenza si è concretizzata attraverso un  miglioramento genetico gradito al settore commerciale e supportato dalla chimica (cultivar di frutta innovative, a volte selezionate in base al colore, sensibili a determinate malattie, che possono essere controllate con la chimica). E’ ovvio che in una situazione di questo tipo l’Agricoltura è perdente, in quanto l’industria, una volta creata la dipendenza, tenderà ad aumentare il prezzo dei fattori produttivi sino ad un livello prossimo al margine che essi sono in grado di fornire, mentre il commercio tenderà a creare una situazione di mercato in cui detiene un forte potere contrattuale (marchi e brevetti), che gli consente di avere un grande potere contrattuale e di spuntare i prezzi migliori, ovvero quelli più bassi, adducendo, a volte, motivazioni discutibili (scarsa pezzatura, scarsa colorazione, contenuto di inquinanti vari, ecc.).

Nella Gastronomia 2.0 l’Agricoltore deve riappropriarsi della sua attività produttiva, e del reddito che questa attività è in grado di fornire, e lo potrà fare solo se sarà in grado di svincolarsi, da solo o in forma societaria, da questo “abbraccio mortale” nei confronti dell’industria e del commercio. Svincolarsi significa operare autonomamente sia nel reperimento dei fattori produttivi, sia nella vendita dei prodotti avviati sul mercato. Anche la Società potrebbe beneficiare di questa evoluzione, poiché l’azienda agricola è l’ultimo tassello mancante all’industria per ottenere il completo controllo sul mercato del cibo. In una situazione in cui l’agricoltore è pienamente responsabile del cibo, vi sarebbe un “filo diretto” tra produttore e consumatore, con una sorta di feedback continuo, mediante il quale il consumatore attraverso le sue scelte comunica le sue esigenze ed il produttore cerca di assecondarle.  In una situazione di questo tipo l’Agricoltura deve porre un controllo anche sulla ricerca in Agricoltura, poiché non è sostenibile una strategia di sviluppo in cui un settore produttivo è condizionato dalle scelte tecnologico/produttive operate da altri settori, che possono avere interessi contrastanti o, addirittura, che possono avere comportamenti in grado di soggiogarlo. Vi dovrà essere una condivisione e una diffusione dei saperi da parte degli Agricoltori, con un unico obiettivo comune “fornire cibo in quantità e qualità adeguata, nel rispetto dell’ambiente”.