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venerdì 25 luglio 2014

5 - Quando la neuroscienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo vuole parlare di OGM in agricoltura al Ministro Martina ……. risposta 5 di 16

Gent. Neuroscienziata Elena Cattaneo,
ribadisco che in relazione al fatto che molto probabilmente non ha mai visto un campo coltivato, o, quantomeno, non ne conosce le problematiche, Le consiglierei di non farsi strumentalizzare su problematiche di carattere agricolo e di continuare a fare il suo lavoro, mi creda, sarebbe un bene per tutti. Il campo coltivato, purtroppo, non è un laboratorio di chimica, ma è qualcosa di molto più complesso, dove le interazioni tra esseri viventi sono infinite. Occorre poi un approccio olistico al problema, senza dimenticare le interconnessioni che possono esserci tra biodiversità, tutela del territorio, economia, politica, etica, ecc.

DOMANDA N. 5 - Fino a quando si continuerà a pensare di vendere i nostri prosciutti o formaggi sostenendo che sono stati prodotti in una nazione che non coltiva piante Gm, ma che alimenta il parco zootecnico con derivati da piante Gm (furbescamente evitando di indicarlo in etichetta)?

RISPOSTA ALLA DOMANDA N. 5 di 16

Gent. Neuroscienziata Elena Cattaneo,  sono d’accordo con Lei  che i derivati da OGM, prosciutti e formaggi, ma anche tutta la carne, il latte, le uova, ecc., prodotti nel nostro Paese non sono etichettati come "derivati da mangimi OGM", e, furbescamente, noi agricoltori vendiamo questi prodotti non indicando in etichetta la verità, ovvero che abbiamo utilizzato in parte anche mangimi OGM. Questo, però, cara senatrice, non è un illecito, poiché la Legge, purtroppo, non prevede l’etichettatura dei derivati da OGM. Tutto questo è un grande handicap per i nostri agricoltori/allevatori, poiché in Italia ci sono ancora tanti allevatori che si autoproducono i mangimi “Non OGM”, e che, quindi, non ricorrono ai mangimi di importazione, che per gran parte, come da Lei più volte sottolineato, sono OGM (scusi, una domanda, ma Lei fa il tifo per il nostro Paese o per qualcun'altro?). Sul mercato, non essendoci etichettatura dei derivati, il prodotto dei nostri allevatori, ottenuto con mangimi autoprodotti "non OGM", si confondono con quelli degli allevatori che utilizzano mangimi OGM e spuntano, purtroppo, lo stesso prezzo. Questo è sicuramente ingiusto e, pertanto, per ristabilire una situazione di concorrenza corretta, sarebbe necessario introdurre una norma che preveda l’etichettatura dei derivati ottenuti da mangimi OGM. Lei pensi, senatrice, quale sarebbe il nostro grande vantaggio.......... l'80% delle persone non vuole gli OGM, noi, anche grazie all'azione del Governo Italiano del quale Lei fa parte, riusciamo ancora a produrre senza OGM e conseguentemente avremmo la possibilità di creare un segmento di mercato di sicuro successo. Tutto questo è ostacolato dal fatto che, in relazione agli accordi del WTO, noi non possiamo impedire l'importazione di questi mangimi e, secondariamente, non esistendo una norma sull'etichettatura dei derivati da OGM, il nostro prodotto zootecnico "OGM free" si confonde con quello di importazione e/o con quello ottenuto in Italia con mangimi di importazione OGM. Tutto questo è giusto? Non credo proprio.
  
Gent. neuroscienziata Cattaneo, invece di promuovere l'utilizzazione degli OGM in agricoltura, che fanno parte di una strategia sicuramente perdente per la nostra agricoltura, perché non fa una proposta di Legge in materia di etichettatura dei derivati (carne, latte, uova, ecc.) ottenuti dall'utilizzazione di mangimi OGM? Questa etichettatura aiuterebbe il consumatore ad attuare una scelta consapevole e a mio parere andrebbe a premiare il prodotto interno libero da OGM. Mi creda, questa Legge aiuterebbe molto di più i nostri agricoltori, rispetto alla possibilità di coltivare piante OGM. Volendo, se vuole, le darei anche una mano.

Colui che Le ha suggerito questa domanda l’ha utilizzata per far credere alla gente comune che c’è ipocrisia da parte di coloro che non vogliono la coltivazione di OGM sul territorio nazionale, ben sapendo che stiamo utilizzando “OGM di importazione”. Questo è sicuramente vero, però il problema è un altro, in quanto non si vogliono le coltivazioni OGM di mais ben sapendo che esiste un problema di coesistenza. Se non ci fosse questo problema, ognuno potrebbe coltivare quello che vuole, etichettarlo (anche i derivati) e immetterlo sul mercato. Sarà poi il consumatore a decidere liberamente se acquistarlo o meno. Solo in questo modo saremo sicuri di avere introdotto una innovazione tecnologica in grado di aumentare il benessere della Società.


     Cara Neuroscienziata Elena Cattaneo, come vede non è tutto così semplice. E’ vero che importiamo una buona parte, non tutti, dei mangimi che utilizziamo, ma è anche vero che saremmo in grado di produrceli, ma ci sono altre motivazioni che ci impediscono di farlo, come per esempio la mancata etichettatura dei derivati da mangimi OGM. A mio parere, se, invece di sponsorizzare gli OGM, si battesse per ottenere l'etichettatura dei derivati farebbe sicuramente un servizio migliore alla Società.

Ancora corbellini sugli OGM, è instancabile!

Devo dire che corbellini è un grande …………. Lascio a voi la possibilità di scrivere la parola successiva al posto dei puntini.

http://ogmbastabugie.blogspot.it/2013/08/gilberto-corbellini-e-gli-ogm-in.html

Corbellini è uno storico della scienza che riesce a scrivere un articolo su Manlio Rossi Doria e non sa nemmeno quando è morto. Infatti scrive che è morto nel 1986, invece è morto nel 1988. Ma fa niente, pasiensa. Bocciato!


Solo questo aspetto vi può dare un’idea del personaggio corbellini. Guardi corbellini, che gli Economisti agrari, Manlio Rossi Doria lo conoscono molto bene. Credo abbiano letto quello che ha scritto, peccato che egli non abbia avuto il tempo di scrivere nulla a proposito degli OGM, poiché gli OGM sono stati creati ai primi anni ’90, quando Rossi Doria era già  morto da una decina di anni. Pertanto, corbellini, ha scelto anche la persona sbagliata. Sicuramente un ottimo Economista Agrario, ma che non ha fatto in tempo ad occuparsi delle problematiche relative agli OGM.

Poteva scegliere il prof. Mario Prestamburgo, Economista Agrario, già Presidente della SIDEA (Società Italiana degli Economisti Agrari), nonché sottosegretario al Ministero dell’Agricoltura, in tempi molto più recenti di quelli di Rossi Doria (1995-96).


In questo caso,  però, avrebbe avuto delle sorprese, poiché il prof. Mario Prestamburgo, così come gran parte degli Economisti Agrari italiani, è contrario all’introduzione degli OGM agricoli (senza paura di essere smentiti possiamo dire che gli Economisti Agrari favorevoli agli OGM si contano sulla punta delle dita).

Mario Prestamburgo, quando era Presidente della SIDEA è stato tra i firmatari di questo documento: “Ogm, un manifesto italiano per difendere l´agricoltura”.


Caro Storico della scienza, nei primi anni 2000 usciva anche un appello del “Consiglio dei Diritti Genetici” intitolato “PRECAUZIONE SUGLI OGM”, tra i firmatari molti scienziati delle più disparate comunità scientifiche anche alcuni Economisti Agrari, sicuramente non favorevoli agli OGM


Di seguito l’elenco dei firmatari il documento
1)   Gianluca Brunori
      Economista agrario, Università di Pisa

2)   Leonardo Casini
      Economista agrario, Università di Firenze

3)   Claudio Malagoli
      Economista agrario, Università di Bologna

4)   Francesco Marangon
      Economista agrario, Università di Udine

5)   Mario Prestamburgo
      Economista agrario, Università di Trieste

6)   Donato Romano
      Economista agrario, Università di Firenze

7)   Giorgio Schifani
      Economista agrario, Università di Palermo

8)   Simone Vieri
      Presidente Istituto Nazionale di Economia Agraria, Università La Sapienza di Roma

Caro corbellini, con Farinetti e compagnia non ha fatto una gran bella figura! Uno storico della scienza che non conosce le date! corbellini, continui così, avrà un sacco di fans!



giovedì 24 luglio 2014

4 - Quando la neuroscienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo vuole parlare di OGM in agricoltura al Ministro Martina ……. risposta 4 di 16


Gent. Neuroscienziata Elena Cattaneo,
ribadisco, che molto probabilmente Lei non ha mai visto un campo coltivato, o, quantomeno, non ne conosce le problematiche, Le consiglierei di non farsi strumentalizzare su problematiche di carattere agricolo e di continuare a fare il suo lavoro, mi creda, sarebbe un bene per tutti. Il campo coltivato, purtroppo, non è un laboratorio di chimica, ma è qualcosa di molto più complesso, dove le interazioni tra esseri viventi sono infinite. Nell'affrontare la problematica relativa agli OGM in agricoltura, occorre poi un approccio olistico, senza dimenticare le interconnessioni che possono esserci tra biodiversità, tutela del territorio, economia, politica, etica, ecc.

DOMANDA N. 4 - Qual è il vero “delitto” che intendete introdurre col Dl 91/2014 dal momento che non ci sono prove di danni all'ambiente e che quello stesso mais è autorizzato anche per il consumo umano ed il decreto non vieta in alcun modo le importazioni di mais Ogm estero? E soprattutto è un “delitto” proporzionale ad altre infrazioni di lesa maestà?


RISPOSTA ALLA DOMANDA N. 4 di 16

Gent. Neuroscienziata Elena Cattaneo, sinceramente non ho risposte alla sua domanda n. 4, mi trova impreparato. Poi, quando ci sono di mezzo degli avvocati, mi tiro indietro, poiché non ci prendo mai. Però Le posso dare alcune mie opinioni in merito al “delitto” che sarebbe stato perpetrato. Un delitto contro le future generazioni, che ancora non esistono, che non possono fare manifestazioni di piazza, ma che ci chiedono un comportamento responsabile in merito alla tutela dell’ambiente e della biodiversità.  Se pensiamo alle future generazioni, la domanda che ci possiamo porre è la seguente: è lecito introdurre una innovazione tecnologica della quale la Società al momento attuale non ne sente il bisogno (stiamo pagando gli agricoltori per non coltivare la terra, abbiamo quote di produzione su gran parte delle produzioni agricole, a volte distruggiamo o immagazziniamo le produzioni in eccesso per non far crollare il prezzo di mercato, ecc.), senza aver compreso completamente le ripercussioni che potrebbero esserci a livello ambientale? Le riporto a questo proposito le affermazioni della Società Italiana di Ecologia in merito agli OGM:

Scienza e ambiente 2002 – Società Italiana di Ecologia


- Biotecnologie: secondo taluni non si dovrebbero porre limitazioni alla ricerca biotecnologica che ha un ruolo fondamentale per alleviare i problemi dell'umanità.
Sotto il termine "biotecnologie" vengono in realtà indicati settori scientifici e tecnologici diversi: dallo sviluppo di nuovi farmaci (a volte, ma non sempre, basati sull'utilizzo dell'ingegneria genetica), alla clonazione di organi e organismi, all'introduzione di organismi geneticamente modificati per scopo agricolo o zootecnico. Ognuna di queste tecnologie pone problemi diversi dal punto di vista scientifico, etico e sociale e non si può quindi parlarne in maniera generica. Per quanto riguarda l'aspetto di maggiore impatto sull'ambiente, ovvero l'introduzione di organismi geneticamente modificati (OGM), vogliamo osservare che, se è vero che gli effetti sulla salute umana dell'ingestione di cibo proveniente da OGM sono stati grandemente esagerati da alcuni movimenti ambientalisti, è anche vero che alcuni scienziati hanno grandemente esagerato i benefici che possono derivare dall'utilizzo degli OGM per combattere la fame nel mondo e ne hanno minimizzato i pericoli per il mantenimento dell'ambiente naturale di cui l'uomo è parte. Va infatti ricordato che attualmente il 70% dell'area coltivata ad OGM è destinata a specie modificate per resistere all'azione degli erbicidi. L'aumento di produzione agricola dovuto a questi OGM è minimo, se non inesistente, l'unico cosiddetto "vantaggio" essendo la possibilità di utilizzare indiscriminatamente grandi quantità di erbicida senza danneggiare la specie coltivata. Ma gli OGM possono anche costituire un pericolo per il funzionamento degli ecosistemi, poichè la loro introduzione è del tutto analoga al rilascio di specie esotiche, una pratica che ha portato nel recente e lontano passato a qualche beneficio, ma anche a molti danni, di natura sia biologica che economica. L'introduzione di OGM ha già contribuito in alcuni casi al declino di specie e razze naturali e, se effettuata su larga scala, può contribuire a una drastica diminuzione della biodiversità dei nostri ecosistemi. Vogliamo ricordare con forza che a medio e lungo termine la salute dei nostri figli e dei nostri nipoti dipende dal mantenimento del funzionamento degli attuali sistemi naturali che forniscono gratuitamente non solo cibo, legname, fibre tessili, medicinali, ma anche servizi fondamentali per la nostra sopravvivenza quali la purificazione naturale di aria e acqua, il riciclo dei sali nutritivi, la stabilità dei versanti montagnosi, la protezione delle coste dall'erosione.”

In particolare, in questa affrettata avventura degli OGM, occorre evitare che essa sia spinta solo ed esclusivamente da interessi privati, con il pericolo che, ancora una volta, si venga a determinare una situazione di privatizzazione dei guadagni e di collettivizzazione dei costi.   

           Cara Neuroscienziata Elena Cattaneo, come vede non è tutto così semplice. E’ vero che importiamo una buona parte dei mangimi che utilizziamo, non tutti come Lei ha voluto far credere, ma è anche vero che saremmo in grado di produrceli, ma ci sono altre motivazioni che ci impediscono di farlo.

mercoledì 23 luglio 2014

3 - Quando la neuroscienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo vuole parlare di OGM in agricoltura al Ministro Martina ……. risposta 3 di 16


Gent. Neuroscienziata Elena Cattaneo,
ribadisco, che molto probabilmente Lei non ha mai visto un campo coltivato, o, quantomeno, non ne conosce le problematiche, Le consiglierei di non farsi strumentalizzare su problematiche di carattere agricolo e di continuare a fare il suo lavoro, mi creda, sarebbe un bene per tutti. Il campo coltivato, purtroppo, non è un laboratorio di chimica, ma è qualcosa di molto più complesso, dove le interazioni tra esseri viventi sono infinite. Nell'affrontare la problematica relativa agli OGM in agricoltura, occorre poi un approccio olistico, senza dimenticare le interconnessioni che possono esserci tra biodiversità, tutela del territorio, economia, politica, etica, ecc.

DOMANDA N. 3 - Non è avventuroso per il Governo sostenere, come fa con il Dl 91/2014, che la competitività italiana avrà qualche stimolo dal divieto (assistito da sanzioni penali!) di coltivare del mais Ogm che peraltro importiamo? Infatti, mentre si chiede la distruzione di un terreno grande come un campo di calcio coltivato con Ogm (per un totale di solo cinque tonnellate di Ogm raccoglibile), parte dei quattro milioni di tonnellate di mais che importeremo quest'anno è di quello stesso mais Ogm. Insomma, non Le sembra contraddittorio punire la libertà d'impresa (comma 8, art 4, Dl 91/2014) degli agricoltori che chiedono legittimamente di coltivare mais Ogm, quando ne importiamo a valanghe proprio perché ci sono le prove che non sono dannosi ma migliori per l'alimentazione animale?


RISPOSTA ALLA DOMANDA N. 3 di 16

Gent. neuroscienziata Elena Cattaneo, in primo luogo non è vero che importiamo 4 milioni di tonnellate di mais ……….. ma è vero che ne abbiamo importato negli ultimi anni una media di 2,5-2,7 milioni, che poi in parte sono anche esportati, per cui il saldo import/export è inferiore. Tra l'altro Lei insiste a dire che il mais importato (20% del necessario) è OGM. Purtroppo per Lei, il mais importato proviene per la quasi totalità dai Paesi dell'UE, per cui, sempre che lo sia, è mais OGM solo in piccolissima parte ............ mi dispiace, ribadisco, ma ha dei pessimi informatori!

Potrebbe, invece, essere vero quello che afferma il Ministro Martina, ovvero che con gli OGM la competitività del sistema agroalimentare nazionale potrebbe diminuire. E’ un’ipotesi, supportata dal dato, quasi certo, che i 3/4 dei consumatori gli OGM non li vogliono mangiare. Pertanto, nell’ipotesi che il nostro Paese si mantenga “OGM Free”, si aprirebbero buone prospettive per le nostre esportazioni di alimenti, in quanto andrebbero a soddisfare una domanda sicuramente  presente di alimenti "OGM free" nei Paesi che decideranno di aprire agli OGM. 

Tenga poi presente che il nostro Paese non potrà mai competere con i prodotti della globalizzazione dei mercati sulla base dei bassi costi e dei bassi prezzi. Pertanto, anche nella malaugurata ipotesi che gli OGM siano liberalizzati, gli approvvigionamenti sarebbero comunque garantiti dalle importazioni. Anzi, con ogni probabilità, la nostra dipendenza dall'estero aumenterebbe, in quanto non avremmo più alcuna barriera alle importazioni di alimenti OGM. Sarebbe come se la FERRARI volesse competere con la FIAT nella produzione delle Panda. Il giorno in cui la FERRARI deciderà di costruire le Panda, è certo che dopo pochi giorni chiuderà l'attività. 

Mi meraviglia poi che una scienziata come Lei ne faccia una questione quantitativa, quando parla del “campo illegale seminato a OGM in Friuli ”….….grande come un campo di calcio coltivato con OGM (per un totale di solo 5 tonnellate di OGM raccoglibile)……”. Il plutonio è nocivo a nanogrammi. Ma così è!

Infine, dove sono le prove che questo mais è migliore per l’alimentazione animale? Il prof. Infascelli non credo sia d’accordo.


 Ancora una volta colui che le ha suggerito questa terza domanda l’ha utilizzata per far credere alla gente comune che il nostro Paese potrebbe risparmiare 2,2 miliardi di euro……….. ma anche questo, come abbiamo già visto, non è vero! Purtroppo, ancora una volta, la verità è un’altra, poiché il nostro Paese, se vorrà continuare ad esportare prodotti industriali, potrà solo limitare in parte queste importazioni e gli OGM non sono lo strumento per farlo.


Infine, dare una risposta alle esigenze della nostra agricoltura ed affrontare i rischi del mercato (oggi invaso dal made in China) non vuol dire rincorrere questi Paesi sulla loro strada, ma realizzare le condizioni, già individuate dagli studiosi, per coniugare le esigenze economiche con quelle di tutela della salute e di sostenibilità ambientale. Non va dimenticato, peraltro, che esistono valide metodiche scientifiche alternative agli OGM. E, infine, tutto ciò andrebbe inquadrato ricordando la differenza di livello applicativo tra “ricerca” e “innovazione”.    

Cara Neuroscienziata Elena Cattaneo, come vede non è tutto così semplice. E’ vero che importiamo una buona parte, non tutti, dei mangimi che utilizziamo, ma è anche vero che saremmo in grado di produrceli, ma ci sono altre motivazioni che ci impediscono di farlo, non solo la mancata adozione degli OGM.

Ripubblicato lo studio di Seralini sugli effetti nutrizionali degli alimenti OGM

http://www.enveurope.com/content/26/1/14

E' stato ripubblicato su  Environmental Sciences Europe lo studio portato a termine dalla equipe del prof. Seralini, al fine di renderlo disponibile ad altri scienziati. Lo studio avrebbe dimostrato la presenza di gravi danni renali e al fegato, oltre a disturbi ormonali, in ratti-cavia alimentati con il mais OGM, e bassi dosi di erbicida Roundup (al di sotto di quelli consentiti dai parametri dell'UE nell'acqua potabile). Gli effetti tossici sono stati trovati nel mais OGM testato da solo, così pure come detto nel Roundup testato sia da solo, sia insieme al mais. I risultati supplementari, inattesi, mostrano tassi più alti di mortalità e tumori di grandi dimensioni nella maggior parte dei gruppi di trattamento rispetto ai gruppi di controllo. Lo studio è stato pubblicato per la prima volta su "Food and Chemical Toxicology" (FCT) nel settembre 2012, ma è stato in seguito ritirato dal capo redattore nel novembre 2013, anche in seguito ad una sostenuta campagna di critica da parte di taluni ricercatori. La versione ripubblicata contiene materiale nuovo in risposta alle critiche subite dalla pubblicazione originale. Sono stati pubblicati anche i dati grezzi che stanno alla base dei risultati dello studio. Lo studio presenta gli stessi risultati della  prima pubblicazione e anche le conclusioni risultano essere invariate. Lo studio ha superato un terzo round di peer review organizzato dalla rivista che ora l'ha ripubblicato: Environmental Sciences Europe.

http://www.enveurope.com/content/26/1/14

martedì 22 luglio 2014

2 - Quando la neuroscienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo vuole parlare di OGM in agricoltura al Ministro Martina ……. risposta 2 di 16


Gent. Neuroscienziata Elena Cattaneo,
ribadisco, che molto probabilmente Lei non ha mai visto un campo coltivato, o, quantomeno, non ne conosce le problematiche, Le consiglierei di non farsi strumentalizzare su problematiche di carattere agricolo e di continuare a fare il suo lavoro, mi creda, sarebbe un bene per tutti. Il campo coltivato, purtroppo, non è un laboratorio di chimica, ma è qualcosa di molto più complesso, dove le interazioni tra esseri viventi sono infinite. Occorre poi un approccio olistico al problema, senza dimenticare le interconnessioni che possono esserci tra biodiversità, tutela del territorio, economia, politica, etica, ecc.

DOMANDA N. 2 - È vero che ogni anno importiamo 8 milioni di tonnellate di soia e mais in buona parte Ogm per un costo di 2,2 miliardi di euro, per nutrire le nostre filiere?

RISPOSTA ALLA DOMANDA N. 2 di 16
Gent. Neuroscienziata Elena Cattaneo, è vero che importiamo 8 milioni di tonnellate di soia e di mais e che la soia importata è per la gran parte OGM………..e allora? Cosa vuol dire? Vuol forse dire che  l’intera mangimistica italiana si basa sull’uso di derivati OGM? Questo è un sillogismo che abbiamo già visto non essere vero, poichè dipendiamo dall'estero solo per il 20% e poi l'unico mangime OGM che importiamo è costituito da soia! Abbiamo  poi visto che probabilmente, molto probabilmente, siamo costretti ad importare soia perchè abbiamo esportato macchinari e altri prodotti industriali e abbiamo ricevuto in cambio 8 milioni di tonnellate di prodotti agricoli …………. e queste importazioni, purtroppo, deprimono i nostri prezzi interni, i nostri agricoltori non guadagnano, abbandonano le aziende agricole di collina e di montagna, con i conseguenti problemi di dissesto idrogeologico, e stanno zitti!

     Colui che Le ha suggerito questa seconda domanda l’ha utilizzata per far credere alla gente comune che il nostro Paese potrebbe risparmiare 2,2 miliardi di euro……….. ma anche questo non è vero o, quantomeno, è una "mezza verità"! Purtroppo, ancora una volta, la verità è un’altra, poiché il nostro Paese, vuoi perché utilizza questo mais e questa soia come forma di pagamento di altri beni esportati, vuoi perché non ha le condizioni pedoclimatiche ottimali per la coltivazione di soia, vuoi perché l’agricoltura dei territori marginali di collina e di montagna non è più competitiva, per cui è stata abbandonata, ecc. non potrà mai azzerare questa spesa……….. che non è una vera e propria spesa, ma costituisce un unico mezzo di pagamento dei prodotti industriali esportati (“o mangiar questa minestra o saltar dalla finestra”). Se non accettassimo come pagamento questi prodotti agricoli offerti dai Paesi importatori delle nostre esportazioni, con ogni probabilità non esporteremmo tanti altri prodotti industriali.

Gent. Neuroscienziata Cattaneo, ne vuole un esempio? Tanto per rendercene conto, di seguito saranno riportati alcuni dati relativi ai flussi di import-export da alcuni Paesi. Trattasi solo di esempi, e come tali devono essere considerati, e vogliono esclusivamente evidenziare che a fronte di una esportazione di prodotti meccanico/tecnologici/moda (prodotti industriali), il nostro Paese accetta in pagamento prodotti agricolo/alimentari (i dati sono ufficiali e sono del Ministero dello Sviluppo Economico e si riferiscono all'anno 2012).

ESPORTAZIONI ITALIANE (1.019 milioni di euro), principali prodotti esportati
-          Macchine per impiego speciale (90 milioni di euro)
-          Macchine per impiego generale (35 milioni di euro)
-          Medicinali (32 milioni di euro)
-          Parti di Autoveicoli, motori, ecc. (27 milioni di euro)

IMPORTAZIONI ITALIANE (1.025 milioni di euro), principali prodotti importati
-          Oli e grassi vegetali e animali (84 milioni di euro)
-          Prodotti di colture agricole permanenti (35 milioni di euro)
-          Carne lavorata e conservata e prodotti a base di carne (22 milioni di euro)
-          Prodotti di colture agricole non permanenti (19 milioni di euro)
-          Pesce, crostacei e molluschi lavorati e conservati (18 milioni di euro)

ESPORTAZIONI ITALIANE (4.994 milioni di euro), principali prodotti esportati
-          Parti di Autoveicoli, motori, ecc. (408 milioni di euro)
-          Macchine per impiego generale (737 milioni di euro)
-          Macchine per impiego speciale (365 milioni di euro)
-          Altre macchine (203 milioni di euro)

IMPORTAZIONI ITALIANE (3.402 milioni di euro), principali prodotti importati
-          Prodotti di colture agricole permanenti (268 milioni di euro)
-          Pasta-carta, carta e cartone (259 milioni di euro)
-          Prodotti di colture agricole non permanenti (155 milioni di euro)
-          Carne lavorata e conservata e prodotti a base di carne (127 milioni di euro)

Altri esempi:
                                                                                                                
Cara Neuroscienziata Cattaneo, Lei crede che con gli OGM questa situazione potrebbe essere modificata in meglio? Personalmente credo, invece, che la situazione potrebbe modificare in peggio, poiché fin tanto che i consumatori richiederanno alimenti “Non OGM” noi agricoltori italiani saremo in grado di produrli e di rifornirli. Quando, invece, alimenti “OGM” e alimenti “Non OGM” saranno considerati la stessa cosa (ma non sono la stessa cosa!), per noi gli spazi di manovra saranno finiti e compreremo ad un prezzo più basso tutto dall’estero. Devo dire che anche come consumatore non sarei molto contento.

Gent. Neuroscienziata Cattaneo, sacrificare l’agricoltura a favore dell’industria è un bene o un male? E’ una domanda importante, che richiede una risposta altrettanto importante, poiché l’agricoltura nel nostro Paese svolge funzioni che vanno al di là della semplice produzione di alimenti sani e di buona qualità. La nostra agricoltura è importante per il paesaggio, per l’assetto idro-geologico del territorio, per la tutela della flora e della fauna, per le attività indotte, ecc. Il nostro Paese potrà rinunciare alle esternalità prodotte dall’agricoltura? Il nostro Paese potrà rinunciare alle nostre produzioni alimentari di qualità? Il nostro Paese potrà rinunciare all’agricoltura? Non credo proprio.  

Cara Neuroscienziata Elena Cattaneo, come vede non è tutto così semplice. E’ vero che importiamo una parte (20%), non tutti, dei mangimi che utilizziamo, ma è anche vero che saremmo in grado di produrceli, ma ci sono altre motivazioni che ci impediscono di farlo, non certo la mancata adozione degli OGM.

domenica 20 luglio 2014

1 - Quando la neuroscienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo vuole parlare di OGM in agricoltura al Ministro Martina ……. risposta 1 di 16

Gent. Neuroscienziata Elena Cattaneo,

in relazione al fatto che molto probabilmente non ha mai visto un campo coltivato, o, quantomeno, non ne conosce le problematiche, Le consiglierei di non farsi strumentalizzare su argomenti di carattere agricolo e di continuare a fare il suo lavoro, mi creda, sarebbe un bene per tutti. Il campo coltivato, purtroppo, non è un laboratorio di chimica, ma è qualcosa di molto più complesso, dove le interazioni tra esseri viventi sono infinite. Nell'affrontare la problematica relativa agli OGM in agricoltura, occorre poi un approccio olistico, senza dimenticare le interconnessioni che possono esserci tra biodiversità, tutela del territorio, economia, politica, etica, ecc.

DOMANDA N. 1 - È vero che l'intera mangimistica italiana si basa sull'uso di derivati di Ogm (soia, mais ed anche semi di cotone)?


RISPOSTA ALLA DOMANDA N. 1 di 16

Gent. Neuroscienziata Elena Cattaneo, non è vero, come qualcuno le ha suggerito, che ".......l’intera mangimistica italiana si basa sull’uso di derivati di OGM"......... ma è vero che importiamo solo il 20% circa del nostro fabbisogno e il mangime OGM è rappresentato quasi esclusivamente da soia.

Colui che Le ha suggerito la prima domanda l’ha utilizzata per far credere alla gente comune che il nostro Paese dipenda interamente dalle importazioni di mangimi per l'alimentazione animale, nella fattispecie mangimi OGM. Invece la verità è un’altra, poiché nell'allevamento animale non vengono utilizzati solo alimenti di importazione, ma vengono utilizzati una miriade di prodotti ottenuti dalla nostra agricoltura che, come è risaputo, non è OGM. In particolare, i mangimi per uso zootecnico non sono costituiti solamente da "mangimi concentrati", ma sono composti anche da:


- foraggi verdi o secchi (fieno, insilati)
- radici, tuberi, semi o frutti vari (fave, lupini, orzo, castagne, carrube, ghiande)
- sottoprodotti dei cereali (pule, crusche, stocchi di mais)
- sottoprodotti dello zucchero (melassa, polpa di barbabietola)
- sottoprodotti di carni o di pesce.

Il mangime cosiddetto "concentrato", ottenuto con miscele di prodotti di importazione che, è vero, possono essere OGM, è costituito da miscugli di cereali, legumi e altri mangimi semplici. Indicativamente un mangime concentrato contiene farine di cereali (30-80 %), di legumi (10-20%), integratori minerali e vitaminici (30-40 grammi per kg) e diversi sottoprodotti delle industrie molitoria e degli zuccherifici. Questi prodotti concentrati vengono realizzati dalle industrie mangimistiche, che si approvvigionano delle materie prime sia in Italia, sia all'estero.

Pertanto il nostro Paese produce ancora una grande quantità di mangimi, che non sono costituiti solo da mais, da soia, da colza, ecc. di origine transgenica e comprendono tanti altri prodotti (erba medica, sorgo, loietto, pisello proteico, veccia, mais ceroso, ecc.), che non sono certamente "OGM”. Secondo una specifica indagine della Commissione Europea, nell’Unione Europea il foraggio verde rappresenta circa la metà della quantità totale dei mangimi consumati. È ottenuto direttamente da terreni a pascolo, oppure tagliando e
conservando prati e pascoli permanenti o temporanei e foraggi annuali o pluriennali (erba medica, trifoglio, mais da insilato, eccetera)........... vedi pag. 4 del seguente link


Anche considerando solo i cereali, i semi oleosi e le farine proteiche utilizzati dall'industria mangimistica per la produzione di "mangimi concentrati" (costituiti per la gran parte da soia, mais, colza e cotone, che possono essere di origine OGM), il nostro Paese importa circa il 45% delle sue necessità e non il 100% come Lei ha lasciato intendere.

images.lab-to.camcom.it/f/seminari/Ga/Galli.pps

Tenga poi presente, gent. neuroscienziata, che in queste statistiche non è presente la produzione italiana di sorgo, di avena, di erba medica, di lupinella, di festuca, di loiessa, di loglio perenne, di mais da foraggio, di mais insilato integrale, di sulla, di trifoglio bianco, di trifoglio pratense e di  leguminose da granella, quali favino,  pisello da foraggio (Pisum arvense), pisello proteico (Pisum sativum) e veccia, tutte piante destinate per la quasi totalità alla produzione di mangimi. Così come non è presente l'erba che i nostri animali mangiano nei pascoli degli alpeggi.

Se, tra questi prodotti, avessimo considerato la sola produzione di erba medica (25 milioni di tonnellate), della quale, anche in relazione alla produzione di Parmigiano Reggiano, l'Italia è il primo Paese produttore nella UE con circa 900.000 ettari coltivati, avremmo scoperto che il rapporto "alimenti necessari/importazione" sarebbe sceso al 25% circa.

http://users.unimi.it/agroecol/pdf/bocchi/alpicoltura/erba_medica_2009.pdf

Deve poi considerare, gent. neuroscioenziata, che per il mais le importazioni rappresentano il 20% del fabbisogno italiano di questo cereale, mentre solo per la soia questa quota raggiunge quasi il 90%. Per la soia, proveniente per la gran parte dagli USA, dal Brasile e dall’Argentina è vero che per la gran parte essa è OGM. Mentre per il mais questo non è vero, poiché  oltre il 90% di questo mais importato è di origine comunitaria, per cui, con ogni probabilità, non è OGM! 


Pertanto, a conclusione di questa prima parte di risposta alla Sua domanda, nella quale chiede in modo retorico "E' vero che l'intera mangimistica italiana si basa sull'uso di derivati OGM?", si può rispondere con un secco NO! Non è vero che l'intera mangimistica italiana si basa sull'uso di derivati OGM, ma è vero che è un'aliquota intorno al 20%. Tutto sommato pochissimo, soprattutto se pensiamo che gran parte di queste importazioni sono attuate come contropartita per le nostre esportazioni di prodotti industriali! Il nostro Paese potrebbe vietare queste importazioni? Probabilmente no! Poichè non accettare queste importazioni, con ogni probabilità, significherebbe mettersi contro il WTO e non esportare tanti prodotti industriali.

http://ogmbastabugie.blogspot.it/2013/12/le-importazioni-di-alimenti-sono-la.html

        Per quanto attiene al mais, al fine di ottenere un miglioramento dell'autosufficienza, sarebbe sufficiente un modesto aumento del prezzo di mercato per consentire un ampliamento delle superfici coltivate, prezzo di mercato che negli ultimi anni si è notevolmente abbassato anche a causa delle importazioni da Paesi che riescono a produrre a costi decisamente più bassi dei nostri (Le ricordo, gent. neuroscienziata, a questo proposito che negli ultimi anni molte aree produttive di collina e di montagna del nostro Paese sono state abbandonate a causa della flessione dei prezzi di mercato ……… in pratica, l’attuale prezzo di mercato del mais, anche a causa della presenza sul mercato di mais OGM,  non copre completamente il costo di produzione delle aree di collina e di montagna) ......... Essere favorevoli al mais OGM significa favorire l'agricoltura di pianura a scapito dell'agricoltura di collina e di montagna, favorendo così l'esodo rurale dai territori marginali, con effetti disastrosi all'assetto idrogeologico del territorio.

http://ogmbastabugie.blogspot.it/2014/06/motivazionidiverse-da-effetti-sulla.html

      Per la soia il discorso è diverso, in quanto vi  sono motivazioni agronomiche che limitano la produzione interna……..in pratica nel nostro Paese, soprattutto nel Centro-Sud, non ci sono condizioni produttive ottimali da un punto di vista pedoclimatico. A sostegno di queste affermazioni se vuole può guardare l'andamento delle produzioni di soia nel nostro Paese (fino al 1992, anno di introduzione del disaccoppiamento, la produzione di soia era dell'ordine di 2 milioni di tonnellate ...... oggi la produzione di soia in Italia si è ridotta a 500 mila tonnellate).

ftp://ftp.elet.polimi.it/users/Alessandra.Gragnani/MCSA2/Soia.pdf

...... il  grafico precedente si ferma al 2005, ma negli anni successivi la produzione di soia in Italia si è mantenuta dell'ordine di 500 mila tonnellate, molto distante dai 2 milioni di tonnellate dei primi anni '90.

Pertanto, anche se fosse introdotta la coltivazione della soia RR, il nostro Paese non potrebbe competere con le produzioni americane, brasiliane o argentine, che sono ottenute con un costo di produzione decisamente inferiore al nostro ………… conseguentemente, anche nel caso in cui nel nostro Paese fosse liberalizzata la coltivazione di soia OGM, come Lei auspica, non aspettiamoci forti incrementi delle superfici coltivate ………. le importazioni non diminuirebbero. 
Interessante come apporto proteico in zootecnia potrebbe essere la sostituzione della soia con erba medica, così come evidenziato da alcune associazioni di categoria........... sarebbe un bene per la nostra agricoltura e sarebbe un bene per le generazioni future, poichè l'erba medica è una pianta miglioratrice della struttura, della tessitura e del contenuto nutrizionale del terreno.

http://www.cialombardia.org/documenti/produzioni_vegetali/proteine_vegetali_ott09.htm

http://www.associazioneforaggi.it/alimentazione-animale.html

         Purtroppo la dipendenza del nostro Paese nei confronti delle importazioni di mangimi è in aumento. In particolare, il nostro Paese, da quando ha deciso di essere un Paese industriale, ha sacrificato l’agricoltura a favore dell’industria e, pertanto, esporta prodotti industriali e riceve in cambio prodotti agricoli (come Lei saprà, gent. neuroscienziata, nel commercio internazionale vige ancora il baratto, poiché molti Paesi non hanno dollari o euro con i quali pagare i fornitori e ci pagano con quello che hanno, molto spesso prodotti agricoli). Pertanto, è necessario importare prodotti agricoli se vogliamo esportare prodotti industriali. Importazioni che provengono da Paesi che non hanno le nostre regole produttive, per cui hanno prezzi decisamente più bassi dei nostri. Tutto questo deprime il prezzo delle derrate agricole nazionali e i nostri agricoltori non guadagnano, abbandonano i territori marginali, stanno zitti e noi paghiamo i disastri ambientali prodotti dal dissesto idrogeologico del territorio.

         Che l’agricoltura nel nostro Paese sia in crisi è un fatto accertato, ma non è colpa della mancata adozione degli OGM. Secondo i dati dei diversi Censimenti dell’agricoltura, gli agricoltori in 10 anni sono passati da 2,5 milioni a 1,5 milioni e le aziende agricole di collina e di montagna sono diminuite rispettivamente del 50% e del 60%.

http://www.istat.it/it/files/2012/12/PresentazioneGreco.pdf

 Questo, ovviamente, non vuol dire nulla in termini produttivi, poiché, pur in presenza di un minor numero di agricoltori,  il terreno coltivato potrebbe essere rimasto lo stesso e la produzione potrebbe essere rimasta costante. I terreni coltivabili sono sicuramente diminuiti a causa della loro utilizzazione per scopi non agricoli (aree edificabili, strade, aeroporti, ecc.). Ma tale evoluzione del numero di agricoltori è sintomatica di quello che sta accadendo in agricoltura, ovvero che il reddito per unità di superficie si sta abbassando, per cui molti agricoltori sono costretti ad abbandonare la loro piccola azienda agricola, che non è più in grado di fornire un reddito adeguato ……….… perché? Molto semplicemente perché la dinamica dei prezzi dei prodotti agricoli non ha seguito la dinamica dei costi di produzione (ad un aumento dei costi di produzione agricoli, non ha fatto seguito un analogo aumento dei prezzi di vendita dei prodotti agricoli) e, pertanto, i redditi agricoli si sono enormemente abbassati.

     A questo punto la domanda potrebbe essere: perché i prezzi agricoli nel nostro Paese non hanno seguito la dinamica dei costi di produzione? Cerchiamo di dare una delle tante risposte.

     Una delle tante motivazioni che hanno determinato questa situazione, a mio parere tra le più importanti, è sicuramente dovuta alla forte concorrenza esercitata sul mercato interno dal prodotto di importazione, spesso OGM, che determina un  "forzato" abbassamento dei nostri prezzi interni (prodotto nostrano e prodotto di importazione competono sullo stesso mercato e, pertanto, i prezzi tendono a coincidere). Prodotto di importazione che a volte proviene da Paesi che attuano forme di dumping diverse dal dumping sul prezzo, per cui è caratterizzato da un prezzo molto vantaggioso rispetto ai nostri prezzi interni. Prodotto di importazione che spesso, è “forzatamente importato” dall’Italia come contropartita di altre esportazioni italiane (soprattutto prodotti industriali). A questo riguardo occorre ricordare che nel Commercio Internazionale vige ancora il baratto e, pertanto, le esportazioni di un determinato prodotto verso un Paese, sono pagate con l'importazione di altri prodotti ottenuti da questo stesso Paese.

     In merito al primo punto (Dumping), è risaputo che spesso le nostre importazioni provengono da Paesi che non adottano il nostro sistema sociale/produttivo/economico. Per farla molto breve, si tratta di Paesi che non hanno le nostre regole produttive, che non hanno i nostri costi sociali, che non hanno i nostri costi burocratici, ecc. e che, pertanto, sono in grado di produrre a costi agricoli decisamente inferiori ai nostri. L’importazione di alimenti da questi Paesi a prezzi contenuti determina sicuramente una concorrenza per il prodotto nazionale ed i prezzi agricoli interni tendono ad una diminuzione. Da un punto di vista generale, occorre essere consapevoli del fatto che nel Commercio Internazionale le Bilance dei Pagamenti dei diversi Stati che vi partecipano, devono essere nel limite del possibile in pareggio (per un Paese si avrebbero problemi economici di svalutazione interna, di effetti sul tasso di cambio della moneta, ecc. sia nel caso di un forte sbilanciamento negativo, sia nel caso contrario di un forte sbilanciamento positivo). Ecco allora che l’Italia, che notoriamente produce alimenti di altissima qualità, ma che non è certo un Paese agricolo (meno del 2% del PIL), quando esporta macchinari, medicinali, autoveicoli, elettrodomestici, abbigliamento, ecc. è costretta ad accettare qualcos’altro come pagamento e questo qualcos’altro molto spesso è costituito da prodotti agricoli. Ecco allora che, in termini generali, potremmo affermare che, pur di sostenere le esportazioni di prodotti industriali e, conseguentemente, pur di sostenere la nostra industria, siamo disposti a sacrificare l’agricoltura. E' un bene o è un male?


     Cara Neuroscienziata Elena Cattaneo, come vede non è vero ".......che l'intera mangimistica italiana si basa sull'uso di derivati OGM? Ma è vero che solo il 20% circa, forse meno, degli alimenti che noi utilizziamo per l'allevamento animale, praticamente la sola soia di importazione, che potrebbe essere sostituita con altre fonti proteiche, è con ogni probabilità OGM. Pertanto sarebbero superflue, e cadono di interesse, la gran parte delle domande successive, quasi tutte imperniate su questo aspetto, ovvero sulla dipendenza del nostro Paese dalle importazioni dall'estero di mangimi per l'alimentazione degli animali.

Gent. neuroscienziata, è vero che importiamo una parte, non tutti, dei mangimi che utilizziamo in ambito zootecnico, ma è anche vero che saremmo in grado di produrceli, ma ci sono altre motivazioni che ci impediscono di farlo, come per esempio gli accordi del WTO, e, comunque, gli OGM ne rappresentano una modestissima parte. Purtroppo, queste importazioni sono inevitabili, anche perchè non c'è distinzione di merccato tra derivati zootecnici ottenuti con mangimi OGM e stessi derivati ottenuti con mangimi convenzionali. Se vuole veramente bene all'agricoltura nazionale, si batta in Senato per ottenere l'etichettatura dei derivati da mangimi OGM.......Le saremmo tutti grati, agricoltori e consumatori. 

domenica 13 luglio 2014

Società Italiana di Ecologia - Principio di precauzione

Scienza e ambiente 2002 – Società Italiana di Ecologia

- Principio di precauzione: secondo taluni esso viene ingiustamente invocato per ritardare il progresso scientifico e tecnologico.
Precisiamo che con principio di precauzione intendiamo questo: "quando ci si propone di introdurre nuove sostanze o nuove tecnologie nell'uso quotidiano bisogna partire dalla presunzione che esse possano avere un effetto nocivo sull'uomo; perciò, prima di commercializzarle e utilizzarle su larga scala, bisogna sottoporle ad un'analisi preventiva dei danni e dei benefici che possono procurare alla salute dell'uomo e dell'ambiente in cui l'uomo vive". Facciamo notare che il principio di precauzione è normalmente adottato per i nuovi farmaci: solo dopo lunghi anni di sperimentazione e di analisi dei possibili effetti negativi e dei comprovati benefici per la salute dell'uomo un nuovo farmaco può venire utilizzato e commercializzato. Simili precauzioni vengono ora adottate anche per i pesticidi. Non è razionale pensare che il principio di precauzione non debba valere anche per altre sostanze con cui l'uomo viene a contatto o che vengono immesse in natura. Finora è invece sostanzialmente invalso il principio opposto, ovvero si parte dalla presunzione che una sostanza non sia nociva e la si ritira dal commercio quando ne vengono comprovati i danni al di là di ogni dubbio. Gli esempi abbondano: basti citare l'esempio dei clorofluorocarburi, la cui immissione in atmosfera ha portato all'assottigliamento dello strato di ozono stratosferico fondamentale per la sopravvivenza degli organismi viventi. Dopo la seconda guerra mondiale sono stati sintetizzati milioni di nuove molecole, di cui alcune migliaia sono poi state commercializzate e quindi portate a contatto con vaste popolazioni di uomini, animali e piante. Solo una piccolissima percentuale di queste nuove sostanze è stata sottoposta ad analisi tossicologica. Pur senza indulgere a ingiustificati allarmismi, riteniamo del tutto corretto che questa prassi venga cambiata e resa simile a quella per i farmaci. Riteniamo inoltre che il principio di precauzione vada applicato anche agli OGM.

Il Consiglio Direttivo della Societa' Italiana di Ecologia
1) Amalia Virzo, Presidente, Professore di Ecologia, Università di Napoli Federico II
2) Marino Gatto, Vicepresidente, Professore di Ecologia Applicata, Politecnico di Milano
3) Ferdinando Boero, Segretario, Professore di Zoologia e Biologia Marina, Università di Lecce
4) Alberto Castelli, Consigliere, Professore di Ecologia, Università di Pisa
5) Almo Farina, Consigliere, Professore di Ecologia, Università di Urbino
6) Carlo Gaggi, Consigliere, Professore di Ecologia, Università di Siena
7) Silvana Galassi, Consigliere, Professore di Ecologia, Università dell'Insubria
8) Pier Francesco Ghetti, Consigliere, Professore di Ecologia, Università di Venezia
9) Pierluigi Viaroli, Consigliere, Professore di Ecologia, Università di Parma
10) Ireneo Ferrari, Professore di Ecologia, Università di Parma, ex Presidente della Società Italiana di Ecologia


Hanno sottoscritto:

11) Gian Carlo Albertelli, Professore di Biologia, Presidente dell'Associazione Italiana di Oceanografia e Limnologia
12) Carlo Blasi, Professore di Conservazione della Natura e delle sue Risorse, Presidente della Società Botanica Italiana
13) Massimo Capaccioli, Professore di Astronomia, Direttore dell'Osservatorio Astronomico di Capodimonte, Presidente della Società Nazionale di Scienze, Lettere e Arti
14) Orazio Ciancio, Professore di Assestamento Forestale, Segretario Generale dell'Accademia di Scienze Forestali
15) Salvatore Fasulo, Professore di Citologia e Istologia, Presidente dell'Unione Zoologica Italiana
16) Gerardo Marotta, Presidente dell'Istituto Italiano di Studi Filosofici
17) Giovanni Sburlino, Professore di Conservazione della Natura e delle sue Risorse, Presidente della Società Italiana di Fitosociologia
18) Giulio Relini, Professore di Ecologia Animale, Presidente della Società Italiana di Biologia Marina
19) Luciano Bullini, Professore di Ecologia, Accademico dei Lincei
20) Ernesto Capanna, Professore di Anatomia Comparata, Accademico dei Lincei
21) Gian Carlo Carrada, Professore di Biologia marina, Università di Napoli Federico II
22) Roberto Cenci, Institute for Environment and Sustainability, Joint Research Centre, Ispra
23) Gabriella Cundari, Professore di Politica dell'Ambiente, Università di Napoli Federico II, Consigliere della Regione Campania
24) Stefano Guerzoni, Primo Ricercatore, CNR, Istituto di Biologia del Mare, Venezia
25) Donato Marino, Dirigente, Laboratorio di Botanica Marina, Stazione Zoologica A. Dohrn, Napoli
26) Paolo Menozzi, Professore di Ecologia, Università di Parma
27) Sandro Pignatti, Professore di Fondamenti di Valutazione di Impatto Ambientale, Accademico dei Lincei
28) Andrea Pugliese, Professore di Biomatematica, Universita' di Trento
29) Aristeo Renzoni, Professore di Conservazione della Natura e delle sue Risorse, Università di Siena
30) Sergio Rinaldi, Professore di Teoria dei Sistemi, Politecnico di Milano, Premio ITALGAS per le Scienze Ambientali
31) Andrea Rinaldo, Professore di Costruzioni Idrauliche e Marittime, Universita' di Padova
32) Remigio Rossi, Professore di Ecologia, Preside della Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, Università di Ferrara
33) Renzo Rosso, Professore di Infrastrutture Idrauliche, Politecnico di Milano
34) Rodolfo Soncini Sessa, Professore di Modellistica e Gestione delle Risorse Naturali, Politecnico di Milano


Adesioni ricevute:

35) Anna Alfani, Professore di Ecologia, Università di Napoli Federico II
36) Paolo Boscato, Ricercatore di Archeozoologia, Università di Siena
37) Antonella Brozzetti, Professore di Diritto Bancario, Università di Siena
38) Giampiero Cai, Ricercatore di Botanica, Università di Siena
39) Ilaria Corsi, Assegnista di Ecotossicologia, Università di Siena
40) Roberto Danovaro, Professore di Ecologia, Università di Ancona
41) Vincenzo De Dominicis, Professore di Botanica, Università di Siena
42) Giulio De Leo, Professore di Ecologia Applicata, Università di Parma
43) Anna Elisa Fano, Professore di Ecologia, Università di Ferrara
44) Lucia Falciai, Ricercatrice di Ecologia, Università di Siena
45) Silvia Ferrozzi, Assegnista di Ecotossicologia, Università di Siena
46) Paolo Gambassini, Professore di Ecologia Preistorica, Università di Siena
47) Folco Giusti, Professore di Zoologia, Università di Siena
48) Maria Grazia Mazzocchi, Primo Ricercatore, Laboratorio di Oceanografia Biologica, Stazione Zoologica A. Dohrn, Napoli
49) Stefano Loppi, Ricercatore di Botanica, Università di Siena
50) Fausto Manes, Professore di Ecologia, Università di Roma La Sapienza
51) Giuseppe Manganelli, Professore di Zoogeografia, Università di Siena
52) Monica Modigh, Ricercatore, Laboratorio di Oceanografia Biologica, Stazione Zoologica A. Dohrn, Napoli
53) Emanuela Molinaroli, Ricercatore di Geologia Marina, Università di Venezia
54) Marina Montresor, Primo Ricercatore , Laboratorio di Botanica Marina, Stazione Zoologica A. Dohrn, Napoli
55) Massimo Nepi, Ricercatore di Botanica, Università di Siena
56) Ettore Pacini, Professore di Botanica, Università di Siena
57) Maurizio Ribera d'Alcalà, Primo Ricercatore, Laboratorio di Oceanografia Biologica, Stazione Zoologica A. Dohrn, Napoli
58) Annamaria Ronchitelli, Professore di Paleontologia Umana, Università di Siena
59) Gianni Fulvio Russo, Professore di Ecologia, Università di Napoli Parthenope
60) Vincenzo Saggiomo, Dirigente, Laboratorio di Oceanografia Biologica, Stazione Zoologica A. Dohrn, Napoli
61) Adriana Zingone, Primo Ricercatore, Laboratorio di Botanica Marina, Stazione Zoologica A. Dohrn, Napoli
62) Patrizia Torricelli, Professore Ordinario di Ecologia, Dipartimento di Scienze Ambientali, Università Ca' Foscari Venezia
63) Paolo Burlando, Professore di Idrologia e Gestione delle Risorse Idriche, Scuola Politecnica Federale di Zurigo, Svizzera
64) Francesco Montecchio Responsabile di Sezione Associazione Italiana per il WWF – Sezione di Este
65) Rino Cardone Giornalista Professionista, TG3 RAI Radio Televisione Italiana
66) Valerio Caramassi, Direttore di ECO SRL Marketing e Comunicazione Ambientale, Livorno
67) Andrea Nardini, ingegnere, esperto senior Ministero Ambiente, Servizio Sviluppo Sostenibile (Roma); socio fondatore del Centro Italiano Riqualificazione Fluviale (CIRF)
68) Riccardo Sedola, Direttore Tecnico Ufficio Ambiente, Comune di Maranello, Modena
69) Rosario Gatto, Docente, Min. Pubblica Istruzione
70) Daniele Fraternali, Ingegnere chimico, ex ricercatore di area ENEL, Ricercatore indipendente nel settore energia ed ambiente
71) Enzo Pranzini, Professore straordinario di Geografia fisica, Universtà degli Studi di Firenze
72) Maurizio Gioioisa, Naturalista - Resp. Ricerca, Museo Provinciale di Storia Naturale di Foggia
73) Adriana Galderisi, Ricercatrice CNR- Docente a contratto presso l'Università Federico II di Napoli,
74) Gianpaolo Salmoiraghi, Ricercatore confermato, Professore di Ecologia applicata e di Limnologia, Università di Bologna
75) Giannozzo Pucci, agricoltore, pubblicista, Membro Commissioni agricoltura biologica e agricoltura sostenibile del MIPAF, Associazione Fioretta Mazzei; Associazione La FierucolaOnl.
76) Luigi Guarrera, Direttore AMAB-Ass. Medit. Agricoltura Biologica, AMAB
77) Massimo Pandolfi, Docente e Ricercatore confermato, Università degli Studi di Urbino
78) Fabio Caporali, Professore Ordinario di Ecologia Agraria, Università della Tuscia
79) Anna Giovanetti, biologa, ricercatrice ENEA, CR Casaccia, Roma
80) Pasquale De Sole, Laboratorio di Chimica clinica - Policlinico Gemelli, Università Cattolica Sacro Cuore, Roma
81) Antonino Drago , Docente di Storia della Fisica, Università Federico II, membro del Com. Scient. del CIRB, Napoli
82) Elda Perlino, Primo Ricercatore CNR, IBBE- BARI
83) Franco Medici, Professore di Tecnologia dei Materiali e Chimica Applicata, Università di Roma "La Sapienza"
84) Elisabetta Morelli, Ricercatore presso l'Istituto di Biofisica, CNR PISA
85) Gioacchino Carella, Tecnico del CNR e Vice Sindaco di Capurso, Bari
86) Giovanni Cercignani, Ricercatore Confermato, Università degli Studi di Pisa.
87) Simonetta Corsolini, Ricercatore di Ecologia. Dip. Sc. Ambientali, Università di Siena
88) Silvia Olmastroni, Dottoranda in Scienze Polari, Dipartimento Scienze Ambientali, Siena
89) Stefano Mazzotti, Conservatore Zoologia, Museo di Storia Naturale, Ferrara
90) Daniele Vitalini, Primo Ricercatore, Istituto per la Chimica e la Tecnologia dei Materiali Polimerici, CNR, Catania
91) Monica Masti, Funzionario Amministrativo, Università di Siena
92) Antonio Finizio, Assegnista di Ricerca, Università di Milano Bicocca
93) Francesco Maria Senatore, Biologo Chiron Vaccines, Siena
94) Aldemaro Boscagli, Ricercatore, Dip. Scienze Ambientali, Università di Siena
95) Michele Gregorkiewitz, Professore Associato di Cristallografia, Dip. Scienze della Terra, Università di Siena
96) Alessandro Chiarucci, Ricercatore, Dip. Scienze Ambientali, Università di Siena
97) Elena Torricelli, Dottoranda in Ecologia, Dip. Scienze Ambientali, Università di Parma
98) Gilberto Gandolfi, Professore Ordinario di Biologia, Università di Parma
99) Cinzia Marchiani, Borsista Post-Dottorato, Università di Parma
100) Filippo Samperi, Ricercatore ICTMP (CNR)
101) Silvia Scozzafava, Master in Scienze Ambientali, University of Stirling, UK
102) Cecilia Robles, Dipartimento di Scienze Ambientali, UNiversità di Siena
103) Agostino Letardi, Ricercatore ENEA, Roma
104) Riccardo Basosi, Prof. Ordinario, Docente di Tecnologia ed Economia delle Fonti di Energia. Dip. Di Chimica – Univ. Siena
105) Emilio Martines, Ricercatore, Istituto Gas Ionizzati del CNR, Padova
106) Carlo Nike Bianchi, Ricercatore ENEA, Centro Ricerche Ambiente Marino, Santa Teresa, La Spezia
107) Carla Morri, Ricercatrice di Ecologia, Università di Genova
108) Sebastiano Calvo, Dipartimento di Scienze Botaniche, Palermo
109) Matteo Orlandi, Presidente del Parco Fluviale Regionale dello Stirone
110) Roberto Imperiali, Presidente del Circolo Culturale Palazzo Cattaneo, CR
111) Loreto Rossi, Professore Ordinario di Ecologia, Università di Roma "La Sapienza"
112) David Pellegrni, I Ricercatore, ICRAM (Istituto Centrale di Ricerca Applicata al Mare) Roma
113) Giovanna Ranci Ortigosa, Dottore di ricerca in Ecologia, Assegnista di ricerca, Politecnico di Milano
114) Giancarlo Sbrilli, Biologo Dirigente, ARPAT Piombino (LI)
115) Paola Grasso, International Centre for Pesticides and Health Risk Prevention (ICPS), Busto Garolfo (MI)
116) Daniel Franco, Prof. a contr. Ecologia del Paesagio, Università di Venezia; esperto senior Ministero Ambiente
117) Susanna Perlini, Direttore del Parco Regionale Oglio Sud, MN
118) Giacomo Santini, Ricercatore, Dipartimento Biologia Animale e Genetica,Università di Firenze
119) Gianumberto Caravello, Università di Padova
120) Riccardo Basosi, Università di Siena
121) Fabio Romani, Dott.in Scienze Ambientale, Ernst&Young S.p.A.– Divisione ambiente
122) Christian Melis, laureato in Scienze Ambientali
123) Tiziana Lettere, Architetto del Paesaggio, Firenze
124) Giuliana Guarino, Dottoranda di Ecotossicologia, Università di Siena
125) Claudio Malagoli, Prof. Associato di Estimo rurlae e pianificazione agricola, Università di Bologna
126) Gabriella Buffa, Professore Associato - Settore "Botanica ambientale ed applicata", Universita' "Ca' Foscari" di Venezia
127) Emanuela Molinaroli, Ricercatore, Dipartimento di Scienze Ambientali , Università di Venezia
128) Elena Battaglini, Ricercatore Senior ; Responsabile Area di Ricerca Ambiente, Territorio e Sicurezza; IRES (Istituto di Ricerche Economiche e Sociali) Roma
129) Gianni Tamino, Docente di Biologia e di Fondamenti di Diritto ambientale, Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova
130) Enrico Crepaldi, Professore di Telecomunicazioni Istituto Tecnico Industriale Statale "G. Galilei" Adria (RO)
131) Pietro Piussi, Ordinario di Selvicoltura generale, Facoltà di Agraria, Università degli studi di Firenze
Vittorio Parisi, Docente di Zoologia, Università di Parma
132) Sergio Rozzi, Responsabile Servizio Tecnico Urbanistico, Ente Autonomo Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e presidente dell'Associazione IL SALVIANO-Pro Natura Marsica
133) Roberto Pinton, Consulente aziendale agroalimentare, giornalista, Greenplanet Natural Network International Federation of Organc Agriculture Movements, Padova
134) Gigliola Puppi, Dipartimento di Biologia Vegetale, Università "La Sapienza"
135) Alessandro Carletti, Dottorando in Ecologia, Università degli studi di Parma
136) Raffaello Giannini, Professore di Genetica, Università di Firenze
137) Matteo Badiali, Rappresentante degli studenti CdL Scienze Ambientali - Ravoologia, Dipartimento di Biologia Animale e dell'Uomo, Università di Roma La Sapienza,
138) Ettore Pacini, Professore di Botanica, Università di Siena
139) Maurizio Ribera d' Alcalà, Primo Ricercatore, Laboratorio di Oceanografia Biologica. Stazione Zoologica A. Dohrn, Napoli
140) Annamaria Ronchitclli, Professore di Paleontologia Umana, Università di Siena
141) Gianni Fulvio Russo, Professore di Ecologia, Università di Napoli Parthenope
142) Vincenzo Saggiomo, Dirigente, Laboratorio di Oceanografia Biologica, Stazione Zoologica A. Dohrn, Napoli
143) Adriana Zingone. Primo Ricercatore, Laboratorio di Botanica Marina, Stazione Zoologica A. Dohrn, Napoli
144) Liliana Mammino, Associated Professor of Applied Chemistry, University of Venda, South Africa
145) Maurizio Fraissinet, Dirigente di Staff della Presidenza della Regione Campania per il coordinamento delle Aree Protette
146) Marzia Cristiana Rosi, Ricercatore Università di Firenze
147) Mirco Federici, Dottorando in Scienze Chimiche XVI ciclo
148) Annarita Leva, Ricercatore CNR Istituto Propagazione Specie Legnose, Firenze
149) Valerio Sbordoni, Professore di Zoologia; Coordinatore dell'Osservatorio sulla Biodiversità delle Aree Protette del Lazio (Agenzia Regionale Parchi/Università del Lazio), Università di Roma "Tor Vergata"
150) Bruno Sabelli, Professore di Zoologia, Università di Bologna
151) Laura Mancini, ricercatrice, responsabile di programmi di ricerca ed attività istituzionali. Istituto Superiore di Sanità, Roma
152) Francesca Cellina, Dottoranda in Ecologia, Università di Parma
153) Ferdinando Porciani, Docente Corso D.U.I., Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università di Firenze
154) Giorgio Vacchiano, Studente di Scienze Forestali Ambientali, Università di Torino
155) Raffaele D'Adamo, Ricercatore, Istituto per lo Studio degli Ecosistemi Costieri, Lesina (FG)
156) Armando Gariboldi, Naturalista libero professionista, già Direttore Generale della LIPU
157) Angelo Fierro, Cattedra di Ecologia, Dipartimento di Biologia Vegetale, Università Federico II, Napoli
158) Emilio Padoa Schioppa, Dottorando - Scienze Naturalistiche e Ambientali XV° Ciclo. Università di Milano-Bicocca
159) Giuseppe Zerbi, Professore ordinario di Ecologia Agraria, Università di Udine
160) Carlo Galli, Avvocato- Vicepresidente W.W.F. ITALIA, Lecco
161) Longino Contoli, ex Primo Ricercatore e Docente, CNR, Roma
162) Dario Occhi Villavecchia, Ingeniere Libero Professionista, Asti
163) Giuseppe Sansoni, Resp. U.O. Tutela Risorsa Idrica, ARPAT, Dip. di Massa Carrara
164) Beti Piotto, Ricercatrice all'Agenzia Nazionale Protezione dell'Ambiente, ROMA
165) Leonardo Nieri, Tecnico Amministrativo - Uff. Ambiente -Inquinamento Atmosferico, Amministrazione Provinciale di Pisa
166) Franco Paolinelli, Presidente Associazione Silvicultura Agrocultura Paesaggio, Roma
167) Fausta Setti, Ricercatore, Dip.di Biologia, Università di Milano
168) Nelli Luca, Servizio Prevenzione e Protezione, Chiron S.p.a. Siena
169) Giovanna Tornello, Docente di Scienze, Palermo
170) Mario Castorina, Dirigente di Ricerca, ENEA, Roma
171) Giovanni Dimitri, Presidente Associazione Italiana delle Scienze Ambientali, Parma
172) Angelo Parrello, Segretario Generale Commissione Intermediterranea, (organizzazione europea che associa tutte le Regioni del Mediterraneo), Livorrno
173) Edo Ronchi, Presidente Istituto Sviluppo Sostenibile Italia, (ISSI)
174) Stefano Semenzato, Vicepresidente Istituto Sviluppo Sostenibile Italia, (ISSI)
175) Pasquale Ventrella, Biologo- Membro Commissione Conservazione Societas Herpetologica Italica, Foggia
176) Maria Antonietta La Torre, Docente di Sociologia dell’ambiente e del territorio. Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa - Napoli
177) Franco Paolinelli, Presidente Associazione S.A.P. Silvicultura Agrocultura Paesaggio, Roma
178) Federico Ferrario, Laureando in Economia Politica, Università Commerciale Luigi Bocconi - Milano
179) Marcello Vitale, Ricercatore Confermato SSD Ecologia, Dipartimento di Biologia Vegetale, Univ. "La Sapienza"- Roma
180) Riccardo Santolini, Ricercatore, Docente di Ecologia, Univ. Urbino e Univ. Bologna
181) Antonio Di Sabatino, Ricercatore, Docente di Ecologia delle acque interne, Università di L'Aquila
182) Giovanni Staiano, Biologo, ANPA - Agenzia Nazionale Protezione Ambiente, Roma
183) Giuseppe Bogliani, Professore Associato di Zoologia, Università di Pavia
184) Marco Gustin, Responsabile specie e caccia, LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli), Parma
185) Irene Montanari, Biologa, Bologna
186) Claudio Carere, Ricercatore, Dept Animal BehaviourUniversity of Groningen, NL
187) Caterina Morosi, Dottorando di ricerca in Pianificazione forestale, Università degli Studi di Firenze
188) Carlo Rondinini, Dottorando in Biologia Animale, Università di Roma La Sapienza
189) Johannes Pignatti, Professore associato in Paleontologia e Paleoecologia, Università di Roma "La Sapienza"
190) Mariella Morbidelli, Insegnante di Scienze,MIUR, Perugia
191) Luciana Carotenuto, Dottore di Ricerca in Geobotanica, Università di Camerino
192) Pietro Politi, specialista in gestione dell'ambiente naturale e delle aree protette, Università di Camerino
193) Giovanni Piva, Ufficio educazione ambientale, Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano.
194) Gisella Monterosso, Specialista in gestione ambiente naturale ed aree protette, Università di Camerino
195) Franco Moccia, Geologo, Bari
196) Giovanni Monastra, Biologo ricercatore - Coordinatore Scientifico, Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN), Roma.
197) Luciano Carotenuto, P. O. - titolare corso Analisi dei Sistemi , Facoltà di Ingegneria - Università della Calabria
198) Attilio Arillo, Professore. di Zoologia e di Meccanismi evolutivi, Università di Genova.
199) Ezio Marzella, Ferroviere, Ferrovie dello Stato - Rete Ferroviaria Italiana
200) Laura De Riso, collaboratore tecnico, Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano - Ufficio Conservazione Natura
201) Davide Geneletti, Professore a contratto di Metodi di Valutazione Ambientale, Università degli Studi di Trento
202) Gretel Frangipane, Dottoranda Dip. Scienze Ambientali - Univesità Ca' Foscari di Venezia.
203) Maria Appiani, Architetto, Dip. di Pianificazione territoriale, Università della Calabria
204) Carlo Maurizio Modonesi, Biologo, Professore a contratto, Museo di Storia Naturale, Università di Parma
205) Vito Marino, guardia ecozoofila, A.N.P.A.N.A. Associazione Nazionale Protezione Animali Natura Ambiente, Roma