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lunedì 24 novembre 2014

Sementi OGM e dipendenza da colui che possiede il brevetto

Da un punto di vista economico, la possibilità che qualcuno possa coltivare e vendere  piante OGM senza che il consumatore possa fare una scelta consapevole (senza etichettatura degli alimenti e senza etichettatura dei derivati dai mangimi OGM) è una "sciagura" per il produttore agricolo, in quanto lo obbliga a fare delle scelte produttive che, forse, non avrebbe mai fatto. In particolare, in relazione al fatto che il costo di produzione delle piante OGM è leggermente inferiore a quello delle coltivazioni convenzionali, l'immissione sul mercato di alimenti/prodotti/mangimi OGM determina una sorta di concorrenza sleale tra gli agricoltori. Infatti, i bassi costi di produzione dei coltivatori OGM, nell'impossibilità di fissare il prezzo di mercato del prodotto ottenuto, determinano nel lungo periodo un abbassamento dei prezzi di mercato di quell'alimento/prodotto/mangime (è scritto su tutti i libri di economia). In questa situazione gli agricoltori che in un primo momento non volevano coltivare OGM saranno costretti a farlo dal mercato, in quanto, se decideranno di continuare a non coltivare OGM, i loro margini di guadagno si abbasseranno.

La situazione ipotizzata è frutto di pura fantasia? Assolutamente no! E' quello che è avvenuto negli USA, in Argentina, in Canada, in Brasile, in India col cotone....... la presenza di cotone OGM, in assenza di un prezzo di mercato diverso per il prodotto finale ottenuto, ha determinato un massiccio ricorso a questa tipologia di semente. Successivamente, una volta creata la dipendenza, le multinazionali del seme possono attuare le loro politiche di mercato per aumentare i profitti. In particolare, possono attuare una "politica dei prezzi", ovvero aumentare il prezzo della semente OGM sino, al limite, all'incremento di livello di margine che esse sono in grado di consentire al produttore, azzerando quindi i relativi margini.

Chi guadagnerà da questa situazione? Al lettore la risposta.