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giovedì 7 agosto 2014

8 - Quando la neuroscienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo vuole parlare di OGM in agricoltura al Ministro Martina…….risposta 8 di 16

Gent. neuroscienziata Elena Cattaneo,
in relazione al fatto che molto probabilmente non ha mai visto un campo coltivato, o, quantomeno, non ne conosce le problematiche, Le consiglierei di non farsi strumentalizzare su problematiche di carattere agricolo e di continuare a fare il suo lavoro, mi creda, sarebbe un bene per tutti. Il campo coltivato, purtroppo, non è un laboratorio di chimica, ma è qualcosa di molto più complesso, dove le interazioni tra esseri viventi sono infinite. Occorre poi un approccio olistico al problema, senza dimenticare le interconnessioni che possono esserci tra biodiversità, tutela del territorio, economia, politica, etica, ecc.

DOMANDA N. 8 - Secondo Lei il derivato di un alimento (immaginiamo un prosciutto, del parmigiano, o della carne) ottenuto nutrendo gli animali con mangimi contenenti Ogm può essere considerato fra i prodotti tipici italiani? Se sì, perché non nutrirli allora con lo stesso mais Ogm, ma coltivato dalle nostre imprese agricole, qui in Italia? Se no, perché non si impedisce alle navi cariche di Ogm di arrivare in Italia? E se gli Ogm rovinano la tipicità italiana perché allora noi continuiamo a mangiare prodotti tipici dal 1996, ossia da quando queste navi hanno cominciato a scaricare milioni di tonnellate di Ogm destinati alla mangimistica?


RISPOSTA ALLA DOMANDA N. 8 di 16

Gent. Neuroscienziata Elena Cattaneo,  ancora una domanda retorica, con una vena di polemica nei confronti dei nostri Prodotti Tipici, mi creda da parte di un rappresentante del nostro Senato, non è bello. Non ho idea di chi sia il suo suggeritore, forse ho capito chi è, ma non è questo il problema. Purtroppo, Lei parte da un presupposto sbagliato. Ovvero, che sia necessario utilizzare mangimi “non OGM” per ottenere Prodotti Tipici. Guardi che i maiali mangiano delle “schifezze” che io mai mangerei, ma non per questo io non mangio i prosciutti ottenuti dalle loro cosce. Pertanto, nel caso dei maiali nutriti da secoli con queste “schifezze”, non ci sono preclusioni alla produzione di derivati di qualità. Non è scritto, purtroppo, in nessuna Legge che per ottenere prodotti tipici occorra utilizzare mangimi “non OGM”. La Tipicità, non è sinonimo di mancata utilizzazione di OGM. E tutto questo determina grossi svantaggi per i nostri allevatori che, a volte, vedono arrivare materie prime dall’estero (cosce di suino, latte, ecc.), utilizzate per l’ottenimento di “prodotti ritenuti tipici”, che vivono molto spesso della luce riflessa dei veri “Prodotti Tipici” nazionali. Materie prime ottenute con regole produttive diverse dalle nostre, molto meno restrittive e, pertanto, caratterizzate da minori costi di produzione e da un prezzo di mercato più basso. Prezzo che molto spesso deprime anche il nostro prezzo interno, determinando così l’uscita di molti allevatori dal mercato.   
   
La seconda parte della Sua domanda, invece, è molto più interessante, soprattutto in una situazione di mancata etichettatura dei derivati OGM (carne, latte, uova, ecc.). Perché vietare la coltivazione di OGM in Italia e dall’altra consentirne l’importazione? Questa è veramente una ipocrisia. Purtroppo, come Lei saprà vietarne l’importazione è praticamente impossibile in relazione agli accordi sottoscritti dal nostro Paese in sede WTO. Pena, ritorsioni commerciali da parte di taluni Paesi esportatori, oppure la mancata esportazione dei nostri prodotti industriali nei Paesi, che come “moneta di pagamento” offrono solo soia OGM o altri prodotti agricoli. Pertanto:

-         i mangimi del mercato globalizzato, che vengono ottenuti con regole produttive meno restrittive delle nostre, hanno un prezzo di mercato inferiore al nostro prezzo interno;

-         il nostro Paese, sulla base delle regole del WTO, non può vietarne l’importazione;

-         l’importazione di questi mangimi servono come contropartita per le nostre esportazioni di prodotti industriali;

-         i derivati da mangimi OGM (carne, latte, uova, ecc.) non devono essere etichettati e, pertanto, i nostri allevatori possono utilizzare liberamente questi mangimi;

-     non essendoci etichettatura, il derivato ottenuto con mangimi OGM si confonde con quello ottenuto da mangimi convenzionali ed è più competitivo sul mercato;

e si meraviglia del fatto, cara neuroscienziata, che il nostro mercato sia invaso da questi mangimi e che i nostri allevatori li utilizzino? Spesso sono costretti, dal mercato, ad utilizzarli.

Tra l’altro, in relazione alla mancata etichettatura dei derivati, assistiamo alla contraddizione che il mais nazionale, tutto isogenico, è destinato in parte alla produzione di energia elettrica, mentre quello di importazione, in parte OGM, è destinato alla filiera alimentare.

Alle navi non viene impedito di portare nel nostro Paese mangimi OGM, in quanto verrebbero a cadere gli accordi di libero scambio, alle regole dettate dagli U.S.A., del WTO. In particolare, le regole che riguardano gli OGM e i prodotti agricoli in generale, sono state ottenute attraverso una strategie da far rabbrividire qualsiasi stratega:

-         In un primo momento ai Paesi della UE è stata chiesta, ed ottenuta, l’eliminazione dei “sussidi alla produzione”. Nei Paesi della UE si è passati da un aiuto accoppiato alla produzione ad un aiuto disaccoppiato, che ha consentito di aiutare il reddito degli agricoltori, ma ha determinato una certa riduzione delle produzioni e, quindi, una diminuzione dell’offerta di alimenti sul mercato;

-         In un secondo momento è stata chiesta, ed accettata, la “sostanziale equivalenza” tra alimenti convenzionali e alimenti OGM. Cosa sia la sostanziale equivalenza nessuno ancora lo sa con precisione (anch’io sono sostanzialmente equivalente a George Clooney, però siamo due cose completamente diverse). In questo modo si sono superate tutte le barriere proponibili per evitare l’importazione di OGM. Alimenti convenzionale e alimenti OGM sono “sostanzialmente equivalenti”, per cui, se tu non li vuoi importare mi devi dimostrare, fatto impossibile da dimostrare, che fanno male alla salute e/o all’ambiente (sull’ambiente c’è qualche possibilità di dimostrare che non fanno benissimo. Sulla salute è molto difficile, ci vogliono studi epidemiologici difficili da fare e che durano anni);   

-         Successivamente è stato chiesta, ed accettata, la possibilità di brevettare il materiale vivente, le sementi OGM, nella consapevolezza che chi controlla le sementi potrà avere un certo controllo sul prodotto ottenuto da queste sementi, sui produttori agricoli che utilizzano queste sementi, sui trasformatori del prodotto agricolo, sui distributori al dettaglio dei trasformati e, in definitiva, sugli utilizzatori finali del cibo.

Come vede gent. Sen. Cattaneo, occorre avere una visione olistica del probelma, non si può focalizzare l’attenzione solo su ciò che fa comodo alle proprie finalità.

Gent. neuroscienziata, colui che Le ha suggerito questa domanda l’ha utilizzata per far credere alla gente comune che il nostro Paese senza OGM non sarebbe in grado di ottenere Prodotti Tipici. Questo non è vero! Ma è vero che pur di esportare prodotti industriali, il nostro Paese accetta come pagamento anche mangimi OGM, che deprimono il prezzo interno dei mangimi e determinano un abbassamento dei margini economici di tante aziende di allevamento che gli OGM non li utilizzano.

Cara Neuroscienziata Elena Cattaneo, ancora una volta, come vede non è tutto così semplice. E’ vero che per ottenere i nostri Prodotti Tipici utilizziamo mangimi OGM per l’allevamento animale, ma è altrettanto vero che i nostri agricoltori potrebbero produrli nel nostro Paese e, con ogni probabilità, potremmo fare a meno delle importazioni di soia OGM, ma ci sono altre motivazioni che ci impediscono di farlo.