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venerdì 25 luglio 2014

5 - Quando la neuroscienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo vuole parlare di OGM in agricoltura al Ministro Martina ……. risposta 5 di 16

Gent. Neuroscienziata Elena Cattaneo,
ribadisco che in relazione al fatto che molto probabilmente non ha mai visto un campo coltivato, o, quantomeno, non ne conosce le problematiche, Le consiglierei di non farsi strumentalizzare su problematiche di carattere agricolo e di continuare a fare il suo lavoro, mi creda, sarebbe un bene per tutti. Il campo coltivato, purtroppo, non è un laboratorio di chimica, ma è qualcosa di molto più complesso, dove le interazioni tra esseri viventi sono infinite. Occorre poi un approccio olistico al problema, senza dimenticare le interconnessioni che possono esserci tra biodiversità, tutela del territorio, economia, politica, etica, ecc.

DOMANDA N. 5 - Fino a quando si continuerà a pensare di vendere i nostri prosciutti o formaggi sostenendo che sono stati prodotti in una nazione che non coltiva piante Gm, ma che alimenta il parco zootecnico con derivati da piante Gm (furbescamente evitando di indicarlo in etichetta)?

RISPOSTA ALLA DOMANDA N. 5 di 16

Gent. Neuroscienziata Elena Cattaneo,  sono d’accordo con Lei  che i derivati da OGM, prosciutti e formaggi, ma anche tutta la carne, il latte, le uova, ecc., prodotti nel nostro Paese non sono etichettati come "derivati da mangimi OGM", e, furbescamente, noi agricoltori vendiamo questi prodotti non indicando in etichetta la verità, ovvero che abbiamo utilizzato in parte anche mangimi OGM. Questo, però, cara senatrice, non è un illecito, poiché la Legge, purtroppo, non prevede l’etichettatura dei derivati da OGM. Tutto questo è un grande handicap per i nostri agricoltori/allevatori, poiché in Italia ci sono ancora tanti allevatori che si autoproducono i mangimi “Non OGM”, e che, quindi, non ricorrono ai mangimi di importazione, che per gran parte, come da Lei più volte sottolineato, sono OGM (scusi, una domanda, ma Lei fa il tifo per il nostro Paese o per qualcun'altro?). Sul mercato, non essendoci etichettatura dei derivati, il prodotto dei nostri allevatori, ottenuto con mangimi autoprodotti "non OGM", si confondono con quelli degli allevatori che utilizzano mangimi OGM e spuntano, purtroppo, lo stesso prezzo. Questo è sicuramente ingiusto e, pertanto, per ristabilire una situazione di concorrenza corretta, sarebbe necessario introdurre una norma che preveda l’etichettatura dei derivati ottenuti da mangimi OGM. Lei pensi, senatrice, quale sarebbe il nostro grande vantaggio.......... l'80% delle persone non vuole gli OGM, noi, anche grazie all'azione del Governo Italiano del quale Lei fa parte, riusciamo ancora a produrre senza OGM e conseguentemente avremmo la possibilità di creare un segmento di mercato di sicuro successo. Tutto questo è ostacolato dal fatto che, in relazione agli accordi del WTO, noi non possiamo impedire l'importazione di questi mangimi e, secondariamente, non esistendo una norma sull'etichettatura dei derivati da OGM, il nostro prodotto zootecnico "OGM free" si confonde con quello di importazione e/o con quello ottenuto in Italia con mangimi di importazione OGM. Tutto questo è giusto? Non credo proprio.
  
Gent. neuroscienziata Cattaneo, invece di promuovere l'utilizzazione degli OGM in agricoltura, che fanno parte di una strategia sicuramente perdente per la nostra agricoltura, perché non fa una proposta di Legge in materia di etichettatura dei derivati (carne, latte, uova, ecc.) ottenuti dall'utilizzazione di mangimi OGM? Questa etichettatura aiuterebbe il consumatore ad attuare una scelta consapevole e a mio parere andrebbe a premiare il prodotto interno libero da OGM. Mi creda, questa Legge aiuterebbe molto di più i nostri agricoltori, rispetto alla possibilità di coltivare piante OGM. Volendo, se vuole, le darei anche una mano.

Colui che Le ha suggerito questa domanda l’ha utilizzata per far credere alla gente comune che c’è ipocrisia da parte di coloro che non vogliono la coltivazione di OGM sul territorio nazionale, ben sapendo che stiamo utilizzando “OGM di importazione”. Questo è sicuramente vero, però il problema è un altro, in quanto non si vogliono le coltivazioni OGM di mais ben sapendo che esiste un problema di coesistenza. Se non ci fosse questo problema, ognuno potrebbe coltivare quello che vuole, etichettarlo (anche i derivati) e immetterlo sul mercato. Sarà poi il consumatore a decidere liberamente se acquistarlo o meno. Solo in questo modo saremo sicuri di avere introdotto una innovazione tecnologica in grado di aumentare il benessere della Società.


     Cara Neuroscienziata Elena Cattaneo, come vede non è tutto così semplice. E’ vero che importiamo una buona parte, non tutti, dei mangimi che utilizziamo, ma è anche vero che saremmo in grado di produrceli, ma ci sono altre motivazioni che ci impediscono di farlo, come per esempio la mancata etichettatura dei derivati da mangimi OGM. A mio parere, se, invece di sponsorizzare gli OGM, si battesse per ottenere l'etichettatura dei derivati farebbe sicuramente un servizio migliore alla Società.