Visualizzazioni totali

lunedì 3 marzo 2014

A proposito della possibilità per gli Stati membri di limitare o vietare la coltivazione di OGM sul loro territorio

La norma è sicuramente auspicabile, ogni Paese potrà autonomamente, senza parere dell'UE, autorizzare o vietare la coltivazione, ma si badi bene non il commercio tra Stati, di piante OGM.

Proprio perchè ogni Paese potrà vietare la coltivazione, ma non il commercio tra Stati, prima di applicare questa norma è necessario introdurre una ulteriore norma che preveda l’etichettatura dei derivati ottenuti dall’allevamento di animali nutriti con mangimi OGM (carne, latte, uova, ecc.), altrimenti questa Legge potrebbe essere un “Cavallo di Troia” che potrebbe favorire l’introduzione degli OGM nel nostro Paese e in tutti gli altri Paesi che ne vieteranno la coltivazione. 

In particolare, in una situazione di libero mercato dei mangimi (già etichettati come OGM) e dei derivati da OGM (carne, latte, uova, ecc.) e senza etichettatura di questi ultimi, è una Legge destinata a cadere dopo pochi anni, a causa delle previste lamentele degli agricoltori “non OGM”, che si vedrebbero sommersi da “mangimi OGM” e da “derivati non etichettati” provenienti dai Paesi UE che ne hanno consentito la coltivazione. Infatti, la gran parte dei prodotti delle attuali coltivazioni OGM sono destinati all'allevamento animale, per cui si trasformano in alimenti destinati al consumo per l'uomo solo successivamente alla trasformazione (ad esempio carne, latte, uova) e, pertanto, stante l'attuale normativa, riescono a sottrarsi all'etichettatura. In tale situazione viene meno la possibilità di scelta del fruitore del prodotto finale, il quale, anche se contrario, consuma inconsapevolmente OGM attraverso l'acquisto dei prodotti ottenuti dalla loro trasformazione. Nel caso in cui non ci sia etichettatura dei derivati, con ogni probabilità gli animali saranno nutriti massicciamente con mangimi OGM (hanno un costo leggermente inferiore ed i relativi derivati spuntano lo stesso prezzo di quelli ottenuti con mangimi “non OGM”), per cui si determineranno situazioni economiche decisamente diverse per gli Stati che opteranno per la loro coltivazione e per quelli che, invece, decideranno di non coltivarli. In particolare, il costo di produzione dei prodotti dell'allevamento (carne, latte, uova, ecc.) sarà presumibilmente inferiore per quelle realtà, e per quegli Stati,  che decideranno di optare per il transgenico, per cui, in mancanza di specifica etichettatura, essi saranno sicuramente più competitivi sul mercato rispetto agli Stati che avranno optato di non coltivare OGM. Questa situazione, in mancanza di etichettatura, determinerà una sorta di concorrenza sleale per lo stesso prodotto (carne, uova, latte, formaggi, ecc.) tra gli Stati che opteranno per il transgenico e per quelli che, invece, decideranno di non coltivarli. E’ forse inutile far presente che in una situazione di questo tipo ben presto, dopo pochi anni, anche gli agricoltori che non volevano utilizzare gli OGM saranno costretti dal mercato a farlo, poiché opereranno in un mercato in cui c’è asimmetria informativa ed esiste un unico prezzo tra “Derivati OGM” e “Derivati non OGM”….ancora una volta ”La moneta cattiva scaccerà la moneta buona”.
         Ci sono poi altre considerazioni che ci portano a dire che questa “libertà per gli Stati membri di coltivare o meno OGM” si potrebbe trasformare in un “Cavallo di Troia” per poi aprire il nostro Paese agli OGM. In particolare, una volta che la "patata bollente OGM" è passata ai singoli Stati, la Commissione UE sarà portata ad approvare un sacco di altri OGM........tanto ci penseranno i singoli Stati a dire di no! E dicendo di no! aumenteranno per questi Stati i contenziosi con il WTO.

In conclusione, la norma sulla possibilità per gli Stati membri di limitare o vietare la coltivazione di OGM sul loro territorio è sicuramente auspicabile, ma occorre prima introdurre anche la norma sull’etichettatura dei derivati ottenuti da mangimi OGM ……… altrimenti sarà un guaio!