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lunedì 21 ottobre 2013

Possibilità per gli Stati membri di limitare o vietare la coltivazione di OGM sul loro territorio

La norma è sicuramente auspicabile, ma prima di applicarla è necessario introdurre una ulteriore norma che preveda l’etichettatura dei derivati ottenuti dall’allevamento di animali nutriti con mangimi OGM (carne, latte, uova, ecc.), altrimenti è una legge destinata a cadere dopo pochi anni, a causa delle previste lamentele degli agricoltori italiani, che si vedrebbero sommersi da “mangimi OGM” provenienti dai Paesi UE che ne hanno consentito la coltivazione.

Senza distinzione tra carne ottenuta con mangimi OGM e carne ottenuta con mangimi convenzionali, vincerà sicuramente quella ottenuta con mangimi OGM (ha un costo di produzione inferiore) e noi dovremo dare via libera agli OGM.

Occorrerà, infine, tener presente che, una volta che la "patata bollente" è passata ai singoli Stati, la Commissione UE sarà portata ad approvare un sacco di altri OGM........"tanto ci penseranno i singoli Stati a dire di no!"

 E dicendo di no! aumenteranno i contenziosi con il WTO...........

Ci vuole la "Clausola di salvaguardia", tutto il resto purtroppo non funzionerà.


L’emanazione di questa norma nasce soprattutto dalle seguenti considerazioni;


1.                  è necessario rispettare i divieti imposti dagli Stati membri e dalle regioni appartenenti alle reti "senza OGM", in quanto queste ultime, in un contesto di mercato trasparente per il consumatore, non devono essere esposte ad un vuoto giuridico;


2.                  numerosi enti regionali e locali si sono dichiarati contrari alle colture geneticamente modificate sul proprio territorio, proclamandosi "zone senza OGM" e costituendosi in rete;


3.                  le misure che saranno introdotte non devono ostacolare l'immissione in commercio e l'importazione di OGM e devono essere conformi ai Trattati e coerenti con gli obblighi internazionali dell'UE, in particolare con quelli a livello dell'Organizzazione mondiale del commercio;




Si  evidenziano comunque le seguenti problematiche, che si considerano preliminari alla modifica della direttiva 2001/18/CE per quanto concerne la possibilità per gli Stati membri di limitare o vietare la coltivazione di OGM sul loro territorio. In particolare:


1.      Si ritiene insufficiente l'attuale sistema di etichettatura dei prodotti derivati dall'utilizzazione di OGM, soprattutto per quanto attiene ai prodotti dell'allevamento animale. In particolare, la gran parte dei prodotti delle attuali coltivazioni OGM sono destinati all'allevamento animale, per cui si trasformano in alimenti destinati al consumo per l'uomo solo successivamente alla trasformazione (ad esempio carne, latte, uova) e, pertanto, stante l'attuale normativa, riescono a sottrarsi all'etichettatura. In tale situazione viene meno la possibilità di scelta del fruitore del prodotto finale, il quale, anche se contrario, consuma inconsapevolmente OGM attraverso l'acquisto e/o il consumo dei prodotti ottenuti dalla loro trasformazione;

 

2.      negli Stati membri in cui viene effettuata una etichettatura tra mangimi “OGM” e “non OGM” il prezzo di mercato di questi ultimi è sempre superiore, segno inequivocabile di un maggior gradimento da parte del consumatore;

 

3.      nei paesi in cui esistono prodotti la cui tipicità o origine protetta è motivo di vanto nazionale, e di valore aggiunto, l'identificazione chiara dei prodotti derivati da mangimi OGM e non OGM porterebbe alla creazione di due distinti mercati dei derivati, con possibili vantaggi economici per coloro che non utilizzano OGM;

 

4.      nel caso in cui non ci sia etichettatura dei derivati, con ogni probabilità gli animali saranno nutriti massicciamente con mangimi OGM (hanno un costo leggermente inferiore), per cui si determineranno situazioni economiche decisamente diverse per gli Stati che opteranno per la loro coltivazione e per quelli che, invece, decideranno di non coltivarli. In particolare, il costo di produzione dei prodotti dell'allevamento (carne, latte, uova, ecc.) sarà presumibilmente inferiore per quelle realtà, e per quegli Stati,  che decideranno di optare per il transgenico, per cui essi saranno sicuramente più competitivi sul mercato rispetto agli Stati che avranno optato per la non coltivazione degli OGM.

 

5.      questa situazione determinerà una sorta di concorrenza sleale per lo stesso prodotto (carne, uova, latte, formaggi, ecc.) tra gli Stati che opteranno per il transgenico e per quelli che, invece, decideranno di non coltivarli;

 

6.      E’ forse inutile far presente che in una situazione di questo tipo ben presto, dopo pochi anni, anche gli agricoltori che non volevano utilizzare gli OGM saranno costretti dal mercato a farlo, poiché opereranno in un mercato in cui c’è asimmetria informativa ed esiste un unico prezzo tra “Derivati OGM” e “Derivati non OGM”….ancora una volta ”La moneta cattiva scaccerà la moneta buona”.